C'era una volta il ... PULP
colonna sonora della mostra di quadri di Manuela Sain
dedicati a Sergio Leone e Quentin Tarantino
 
   
     
 

Quentin

QUENTIN brano dedicato a Quentin Tarantino

 
     
 

     music

 

 
 

C’ERA UNA VOLTA…IL PULP di  Milena Marinaccio 24 Ottobre 2009


SERGIO LEONE & QUENTIN TARANTINO FRATELLI DI SANGUE


Il PULP… un genere letterario/cinematografico che racconta storie violente e raccapriccianti, con un’attenzione esasperata ai particolari più macabri e sensazionali.
Ed è proprio il Pulp il tema centrale della nuova mostra pittorica della giovane Manuela Sain, intitolata “C’era una volta..il pulp. Sergio Leone & Quentin Tarantino fratelli di sangue” (a cura di A&D Art Gallery, Como), la quale ha allestito i suoi 14 capolavori (pittura acrilica su tela) nei locali dell’Oratorio della Chiesa di San Pietro in Valle, in via Nolfi a Fano (Pu).
All’inaugurazione (18/24 ottobre 2009) ha partecipato anche il grande regista Tonino Valerii, famoso per i suoi film “I giorni dell’ira”, “Una ragione per vivere e una per morire” e “Il mio nome è nessuno”; ma la mostra vuole essere un’anticipazione dei festeggiamenti del FanoInternationalFilmFestival (19/24 ottobre 2009), organizzato dal prof. Fiorangelo Pucci, il quale è ormai giunto alla sua XXI edizione, dedicata ampiamente alla grandezza professionale di Sergio Leone nel ventesimo anniversario della sua scomparsa (80 anni dalla sua nascita).
Parte delle tele di Manuela Sain si ispirano a “La Trilogia del dollaro”, “C’era una volta il West”, “Giù la testa” e “C’era una volta l’America” di Sergio Leone, considerato il primo fautore del genere “pulp”, il quale, negli anni ’60, riportò in voga il genere western rivisto e corretto (“Per un pugno di dollari”, 1964) attraverso una narrazione esagerata e altamente tesa, uno stile capace di far comprendere allo spettatore la cruda consapevolezza del dolore e la lunga e angosciosa inquietudine che travolge l’uomo, che sa con certezza di dover soffrire.
I campi lunghissimi, i primissimi piani, le accelerazioni e i rallentamenti, i dialoghi scarsi e il rapporto discorde fra suono e immagine sono alla base delle sue “favole”, del suo universo, nei quali regnano lunghi momenti di silenzio e tutto è celato da un velo di vera e propria originalità. E solo con determinati flashback lo spettatore accede gradualmente a tutti i misteri, sottolineati da una certa ”probabilità”, base della tecnica di Sergio Leone, definito autore barocco per la pienezza dei ritmi, delle composizioni, delle emozioni che caratterizzano le sue storie dedicate all’America e al West, conferendo loro il senso proprio dei grandi romanzi epici.
Manuela Sain ha voluto accostare alla figura del grande Sergio Leone quella del suo seguace per eccellenza, l’altrettanto grande regista Quentin Tarantino, il quale, ultimamente, ha presentato l’ultima sua opera: “Inglourious Bastards” (“Bastardi senza gloria”), un finto remake di un classico di Enzo Castellari: “Quel maledetto treno blindato”.   Le tele si riferiscono ai film: “Una vita al massimo”, “Assasini nati”, “Dal tramonto all’alba”, “Le Iene”, “Pulp fiction”, “Jackie Brown”, “Sin city”, “Grindhouse” e “Inglourious Bastards”.
Tarantino è un accanito sostenitore del film exploitation, un genere cinematografico che si distingue per una forte estetizzazione, tralasciando la vera arte cinematografica e mostrando scene di sesso, violenza e sangue. Un genere di film palesemente commerciale che si basa su trame pensate apposta per impressionare e sbalordire chi guarda, con un’azione esagerata nelle scene, tanto da provocare forti emozioni, anche con un po’ di erotismo.  Il loro unico scopo è divertire lo spettatore. In poche parole: il Pulp!
E Tarantino ne è il celebratore, l’emblema di una nuova generazione di registi cinefili cresciuta a tv e cassette, patiti del B-movie e dei fumetti. E nei suoi film non mancano le citazioni, gli omaggi e i riferimenti, in particolar modo, al cinema italiano e all’horror.  Ma anche se il suo stile è considerato eccessivo e violento, per i suoi fans (e sono moltissimi!) le sue opere sono dei meravigliosi cult, basati su sceneggiature complesse e deliranti dialoghi che hanno avuto una formidabile influenza su più di una generazione.
Le opere pittoriche di Manuela Sain (di grandi dimensioni) travolgono lo spettatore, trasmettendo tutta l’emozione e l’intensità che l’artista ha provato durante la visione dei film sia di Leone che di Tarantino.  Ciò dovuto alla tipicità e alla cura dei dettagli, all’intensità degli sguardi e alla autenticità degli atteggiamenti, ma, soprattutto, la pittrice è riuscita a cogliere il significato più profondo, più ironico e più vero delle passioni dei due grandi registi.   Inoltre, Manuela Sain è stata aiutata da Jacopo Rumignani per l’allestimento e l’arricchimento della sua mostra, il quale ha realizzato delle magnifiche illustrazioni usate, a volte, anche da Leone nei titoli di testa dei suoi film e da Tarantino per arrivare dove la cinepresa non avrebbe potuto.
Anche Rosario Trentadue, amico musicista della Sain, ha partecipato alla mostra componendo due brani inediti, uno dedicato a Leone e l’altro a Tarantino, i quali riportano la grandezza, l’originalità e la creatività dei due registi.
Il catalogo è arricchito ulteriormente da un commento al film “Le Iene” di Andrea Pellizzari.
Le date certe della mostra sono quella di Lignano Sabbiadoro dal 12 al 30 dicembre nell’atelier dell’artista, in attesa dell’appuntamento a Udine nel 2010.